Un’esistenza vissuta sotto i riflettori quella di Leonor Fini, pittrice, musa e tanto altro, la cui vicenda umana è straordinaria. Nata a Buenos Aires, il 30 agosto del 1907, da madre triestina e padre italo argentino, il carattere violento dell’uomo spinge la donna a fuggire a Trieste. Lui non intende rinunciare alla figlia,vuole rapirla: per sfuggirgli, la ragazzina indossa abiti maschili. Il travestimento diventerà la sua seconda natura, consentendole di esprimere le proprie potenzialità. Leonor sopra ogni cosa, ama disegnare: le viene spontaneo, i segni nascono per istinto, comincia giovanissima a dipingere, il successo arriva a Trieste, la segue a Milano, si consolida a Parigi. Autoritratti e modelle celebri – attrici, cantanti, signore dell’alta società internazionale, stiliste – creature come lei, libere di vivere, agire, pensare. E i gatti, che esaltano, incarnano l’inquietante femminilità.
Dichiara senza mezzi termini Leonor: “Siamo sincere, quante di noi pensano che una donna dovrebbe avere due uomini: uno l’amante, l’altro più di un amico?” Ospite in Francia di Salvator Dalì durante il conflitto, al termine della guerra si trasferisce a Roma, poi torna a Parigi, nel 1992, si ritira in una fattoria di campagna a Saint-Dié-sur-Loire, dove continua a dipingere. Alla sua morte, quattro anni dopo, ai suoi 19 adorati gatti, garantirà un avvenire sicuro.
di Mariù Safier
Per gentile concessione del settimanale “CONFIDENZE” Stile Italia Editore

